Quando Donald Trump fu eletto, lo fece avendo contro stampa, televisioni, cinema, intellettuali, comici, squadre di baseball e football, i democratici, Hollywood, Brodway e forse il mondo intero, escluso Putin. I social, facebook in testa si divisero equamente tra arrabbiati e incazzati e al povero immobiliarista e affarista newyorkwese non restò che cinguettare da Twitter. Ancora oggi, Donald, manda messaggini dallo smartphone notizie e opinioni per i suoi fans, ma anche per i suoi avversari, l’elenco aumenta sempre di più. Ho voluto aprire questo intervento con Donald, che detesto alla pari delle altre categorie sopracitate, perché si sta sviluppando un dibattito politico davvero di basso profilo per le elezioni politiche del 4 marzo, in particolare contro Piero Grasso leader di Liberi e Uguali. La scadenza della proposta politica e giornalistica è dovuta alla somaraggine di buona parte dei candidati ma anche e soprattutto dalla legge elettorale, peggio delle precedenti, speriamo cassata in un mese dal prossimo parlamento. Dalla nascita del Matterellum nel 94′, al Porcellum, passando per l’Italicum e oggi il Rosatellum, in Italia si è perso il contatto con il cittadino perchè le corti composte da nominati prevalgono sui rappresentanti territoriali. A dire il vero la legge che propose l’attuale Presidente della Repubblica aveva un vantaggio, erano ancora in vita, almeno per quanto riguarda l’impegno politico, gli uomini degli anni 90’, di sinistra, di centro e di destra. Ricordiamo le Elezioni vinte da Berlusconi nel 94’ con il Popolo delle libertà. La competizione vedeva in campo tre schieramenti comunque di peso. I Progressisti, alleanza di sinistra capeggiata da Occhetto; Il Patto per l’Italia, aggregazione di centro tra Popolari guidati da Martinazzoli e Mario Segni con quest’ultimo candidato alla Presidenza del consiglio; il centrodestra di Berlusconi e la neonata Forza Italia, con la premiata ditta Casini-Mastella e la Lega di Bossi. All’interno dei vari partiti e movimenti politici esisteva e competeva una reale classe dirigente. A guardare oggi uno dei programmi offerti dalla Rai o da qualsiasi altra rete privata, tutti si resti “avviliti” dalla faziosità e dalla mancanza di onestà intellettuale dei vari presentatori, a parte gli intervistati. A Renzi, Berlusconi, Di Maio, Salvini, Meloni, si rimprovera di aver scelto a propria immagine e somiglianza candidati e candidate e si fa in modo critico; a Grasso, leader di Liberi e Uguali, si rimprovera la troppa ingerenza nella scelta dei candidati del gruppo dirigente, in particolare di Bersani e D’Alema. Devo necessariamente parlare del peggiore dei programmi che propone la TV in questo periodo “Otto e mezzo”, della Gruber che compete in quanto a bassezza giornalistica con “In un’ora”, di RAI 3 la domenica, pensando che mezz’ora di Lucia Annunziata non bastasse. Come si sono evoluti i giornalisti televisivi, addirittura il Consiglio di amministrazione RAI ha modificato i contratti dei due campioni Fazio e Vespa considerandoli “Artisti” e non “giornalisti”, per elargire tre milioni di euro a Fabio Fazio e un milione e duecentomila euro al conduttore di Porta a Porta. La Gruber donna di sinistra ma frequentatrice dei salotti buoni della finanza italiana ed europea, ieri ha dato, se c’erano dubbi in precedenza, di un’altra prova di faziosità politica. Aiutata dall’altro campione del giornalismo rosso, Maurizio Da Milano, direttore dell’Espresso, hanno ieri provocato continuamente il presidente del senato Piero Grasso e l’intervista non è sfociata in rissa per la tranquillità del Leader di Liber i e Uguali. Domande provocatorie, allusioni e interruzioni, questo il sale di una corretta conduzione televisiva della presentatrice altoatesina. Il peccato di Grasso si sa è il non ver accettato l’alleanza con il PD di Renzi e ne ha cacciate di tutti i colori per provocarlo. Quando Grasso ha detto “Se ci sarà un governo del presidente per cambiare la legge elettorale io ci sarò” apriti cielo, Da Milano se la rideva, la Gruber indispettita, per non parlare del resto del confronto. Bene ha fatto Piero Grasso a rispondere a Da Milano alla domanda “non si è pentito di avere candidato D’Alema?” “Io i pentiti li interrogavo ai processi”. Da Milano, Sallusti, Travaglio, Scanzi, Feltri e qualche altro/a che non ricordo, sono i Killer mediatici da utilizzare quando c’è da mettere in difficoltà chi come Piero Grasso ha l’unico torto di non essersi assoggettato a Renzi in un’alleanza che lo avrebbe ridicolmente annoverato insieme a Casini, Lorenzin, Nencini, Bonino, tra i nani del centrosinistra o cespugli come un tempo si diceva. Bravo Grasso che proponi moderazione e sobrietà di linguaggio, anche nel dire cose concrete in quest’elezione dove “servi, nani e ballerine”, ancora una volta la fanno dapadrona. In particolare i finti scribacchini e vallette di sinistra che, mentre s’impietosiscono per gli immigrati o gli esodati si tengono ben stretti i loro compensi o i conti correnti milionari. Vale per la politica ma anche per il giornalismo un aggettivo che Veronica Lario dichiarò un tempo “ciarpame”.