Mugnano: uno (Sarnataro) è sindaco, l’altro (Schiattarella) e il presidente del Consiglio. Tutti e due giovani, tutti e due del Pd, tutti e due con ambizioni politiche. Insomma due galli nello stesso pollaio. Un’ambiguità (politica ovviamente) che rischia di far deragliare la coalizione che per quasi 5 anni ha amministrato la città e che si appresta a ritornare alle urne. Una convivenza che stando alle voci di corridoio e degli addetti ai lavori è durata già a lungo.
Pierluigi Schiattarella ha già dovuto ingoiare il rospo quando ormai 5 anni fa dovette fare dietro front nelle annunciate Primarie cittadine per accettare la candidatura unanime di Luigi Sarnataro e faticare e non poco per ottenere (grazie agli oltre 500 preferenze) il ruolo di presidente del Consiglio Comunale.
Una convivenza che fino a pochi mesi fa era andata bene. Ma il corteggiamento dell’Opposizione, le velleità del giovane medico e la volontà di molti di non votare in concomitanza con le Regionali avevano aperto la frattura. Più volte si è annunciata la rottura, più volte negli ambienti della politica mugnanese si era paventata l’ipotesi di una sfiducia con il gran colpo del presidente Schiattarella e del suo gruppo, ma ogni volta l’asticella era spostata più in là. Sarnataro è riuscito nel suo intento, ovvero quello di votare in concomitanza con le Regionali.
Schiattarella ora è in un cul-de-sac: non è riuscito a far andare Mugnano al voto anticipato nel 2019, non è riuscito a sfiduciare il sindaco e non sta riuscendo neanche ad impedire a Sarnataro di fare la campagna elettorale con la fascia tricolore addosso. Quale può essere l’ultima mossa disperata del presidente Schiattarella per accreditarsi con la coalizione alternativa che ormai è pronta a dare battaglia a Sarnataro alle prossime comunali?
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