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L’ultimo piano di Conte. Manfredi leader dei Cinque Stelle al Sud (nonostante l’enigma renziano)

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Gaetano Manfredi leader grillino al Sud? Ecco l’ultima indiscrezione che arriva dagli ambienti pentastellati. Oramai pure i bambini sanno che il sindaco di Napoli e l’ex premier Giuseppe Conte hanno intrecciato rapporti strettissimi nel solco dell’alleanza politica. Del resto molti sono gli elementi che inchiodano la coppia Manfredi-Conte al loro destino. Uno vicino all’altro. Cerchiamo di capirne i motivi. Innanzitutto va sottolineato che il primo cittadino partenopeo non possiede la tessera del Pd. Nonostante il fratello Massimiliano sieda in consiglio regionale nelle fila del partito di Elly Schlein a sostegno del governatore Enzo De Luca (altra personalità indesiderata per Manfredi). Eppure al netto delle schermaglie di rito che animano la politica il primo cittadino partenopeo resta uno strenuo difensore del fatidico Campo Largo, ovvero la stessa coalizione attraverso la quale ha vinto le ultime elezioni amministrative nel capoluogo campano. Pd-M5s-Terzo Polo e sinistra radicale. Tutti insieme per la grande sinistra (forse eccezion fatta per i renziani ma di questo ne parleremo successivamente) tanto cara a Conte. Ma andiamo avanti.

Dietro le alchimie e le formule fin qui indicate si nasconde un ruolo di rilievo nazionale per Manfredi. Secondo i ben informati il capo dei Cinque Stelle entro il prossimo autunno affiderà al sindaco partenopeo le chiavi del partito al Sud come Responsabile Coesione Territoriale al Meridione. In poche parole un ruolo di primo piano che ufficializzerebbe l’adesione di Manfredi al partito di Beppe Conte, che ha trasformato il movimento in una formazione politica sempre più a sua immagine e somiglianza e collocandola stabilmente nel centrosinistra. L’unico nodo da sciogliere sarà il rapporto coi renziani. Come sottolineato qualche riga fa sul piano nazionale Renzi e Conte sono acerrimi nemici mentre a Napoli il partito dell’ex sindaco fiorentino capitanato dal duo Mundo-Cesaro governa con Manfredi. Quale linea prevarrà? Al momento nulla di stabilito anche se il tempo scorre e prima o poi la decisione dovrà arrivare. Al momento il primo cittadino ha le idee chiare su cosa sarà nei fatti il Campo Largo, rimarcando il suo pensiero a mezzo stampa nella giornata di ieri 20 giugno:

“Il campo largo non può essere una formula, deve essere un percorso che parte da una base programmatica condivisa, e su questo c’è ancora una strada lunga da fare però bisogna partire dai punti che uniscono e non dai punti che dividono. Quindi sono molto importanti queste battaglie che si vogliono mettere in campo sui temi dell’autonomia differenziata, del lavoro, bisogna parlare di quelli che sono i problemi reali dei cittadini perché solo da questo può partire una proposta di campo largo di centro sinistra progressista che veramente trovi il consenso e il supporto da parte delle persone. Indipendentemente dal fatto che non sono iscritto al Pd, penso che questa sia una battaglia forte che, deve unire al di là di quelle che sono le appartenenze partitiche perché come ha detto in questi giorni giorni anche la Banca d’Italia, questo progetto sull’autonomia differenziata non è un bene per l’Italia, non solo per il Mezzogiorno, perché moltiplica i conflitti, le competenze e quindi moltiplica i costi senza fare i benefici ai cittadini”. Le parole di Manfredi rappresentano una presa di posizione in netta continuità col pensiero di Conte. Più chiaro di così si muore.

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