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Cardito, l’ultimo saluto per un eroe sopravvissuto agli orrori del Terzo Reich

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Una delle pagine più cupe dell’ultima stagione del nazifascismo, la deportazione degli italiani nei campi di concentramento, è stata più volte raccontata dal nostro concittadino negli ultimi anni di vita.
Ricordava perfettamente i tre numeri che gli avevano segnato la vita. Quello del suo moschetto, modello 91, quello della piastrina del 65mo Reggimento Fanteria Piacenza, e quello più doloroso. Il 46042, che nell’ottobre del 1943 al giugno 1945, equivaleva sul registro delle Ss del campo di sterminio Stalag IXC, al nome di Cristoforo Salvato, classe 1924, catturato dai nazisti qualche giorno dopo l’otto settembre, nella caserma di Piacenza, dove era arruolato.
Dopo la fuga del Re ed il disfacimento dell’esercito, seguiti all’ufficializzazione  dell’armistizio, i tedeschi fecero prigionieri quei soldati italiani catturati sul territorio nazionale ed europeo che dichiararono di non aderire alla Repubblica di Salò ma di volere restar fedeli al Regno d’Italia. Furono denominati IMI (Internati Militari Italiani).
Cristofaro era uno degli ultimi coraggiosi soldati che aveva vissuto la guerra e l’orrore dei campi di concentramento.
Nel corso della sua vita ha raccontato la sua storia al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Quirinale, dove ricevette la medaglia d’Onore, concessa ai deportati nei campi di sterminio del terzo Reich.
Riportiamo la motivazione della medaglia, ricordata in un post, da un giovane carditese, Luigi Capasso, che ha avuto l’onore di intervistarlo più volte durante la sua carriera universitaria: “Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali, internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a tortura di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non scese  a compromesso alcuno; per rimanere fedele all’onore militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancora oggi è esempio di redenzione per l’Italia.
Parole che lasciano immaginare la sofferenza dei nostri soldati che hanno dovuto sopportare in quegli anni di prigionia. Di questi militari, tanti non fecero ritorno più in patria, furono uccisi da malattie, dalle sevizie, dalla denutrizione, dalle armi o bombardamenti. Questa è la sorte di seicentomila militari italiani internati che si rifiutarono di combattere o collaborare con i tedeschi e i fascisti. Un rifiuto volontario e consapevole che molti pagarono con la vita.
La giornata del suo rifiuto a Mussolini, fu raccontata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nell’occasione del ritiro della medaglia d’Onore: «Il Duce, aveva il bavero del cappotto alzato, gli occhi cerchiati di nero e il volto pallidissimo. Tra tutti noi mi sembrava lui quello più disperato. Si fermò proprio davanti a me. Mi batté la mano sulla spalla. Mi chiese se volevo combattere. Risposi di no. E al suo perché, risposi che non volevo sparare a nessuno dei fratelli italiani.»
Il rifiuto lo pagò con la sofferenza ma non con la vita. La fortuna lo strappò dalla morte. Gli americani con i loro aerei B52, li liberavano dallo Stalag in cui erano prigionieri. Con un grappolo di bombe lanciati dagli aerei, vaporizzarono il plotone di esecuzione lasciando storditi ma in vita Cristoforo Salvato e gli altri militari condannati.
Questa è la storia, con il suo lieto fine che ha consentito al nostro concittadino di raccontarla affinché le future generazioni non dimenticassero quegli orrori. La storia di un uomo che, nonostante tutto quello che ha subito, non abbia mai provato odio verso i tedeschi che lo hanno torturato in quegli anni.
Un figlio, un padre, un nonno, un amico con un cuore grandissimo, che con la sua testimonianza ci ha invitato ad amare e non ad odiare. Nei tuoi 96 anni ci hai insegnato che l’amore ci salverà.
In molti hanno lasciato un messaggio di cordoglio sulle bacheche di facebook per la scomparsa di Cristoforo Salvato.
Il sincado Giuseppe Cirillo
Esprimo a nome mio e di tutta la città di Cardito il cordoglio per la tragica scomparsa di Cristofaro Salvato. Il nostro concittadino aveva ricevuto dal presidente Giorgio Napolitano la medaglia d’Onore concessa ai deportati nei campi di sterminio del Terzo Reich.
Cristofaro era nato nel 1924, fu catturato dai nazisti nella caserma di Piacenza dove prestava servizio. La sua storia ha commosso il mondo e la sua morte lascerà per sempre un vuoto straziante nella nostra comunità e nel cuore di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di amarlo.
L’avvocato Paolo Granato presente alla premiazione della medaglia d’Onore
Onore a te Compare Cristofaro,
Uno degli ultimi su questa terra … che ancora ricordava gli orrori tedeschi …
tu umile & coraggioso soldato che hai vissuto il dramma della guerra dentro di te, in un pacato e docile silenzio …!
La tua famiglia mi concesse, allora giovanissimo avvocato, dopo le Ns. Missive, l’onore di accompagnarti al ritiro di una meritata medaglia al Valore che il Presidente della Repubblica ti volle donare come simbolo dell’antifascismo.
Grazie per il bel ricordo di TE … che ancor oggi, vive dentro di me… fai un buon viaggio Compare !!!
La nipote Rosa Salvato
Grazie per l’esempio che mi hai dato… grazie per tutti i momenti vissuti insieme le risate e gli scherzi… grazie per questi 24 anni vissuti insieme, mi mancherai troppo… Angelo mio bello.
La nipote Giusy Salvato
Beh mai avrei immaginato di doverti salutare così… un uomo che ha combattuto con la vita da sempre, hai combattuto una guerra e ne sei uscito vittorioso, tra tante battaglie che ti ha dato la vita ne sei sempre uscito da Vincitore… ma ore eri stanco non volevi più combattere e te ne sei andato via in silenzio senza farci capire nulla… ti guardo e penso… ma starà dormendo? Voglio convincermi di questa cosa… che ancora una volta stessi sfidando la vita… te ne sei andato in questo brutto periodo senza poterti dare un funerale che meritavi… beh nonno ti ringrazio perché mi hai lasciato una vita di ricordi e fino a poche ore fa stavamo ridendo insieme… sarà difficile entrare da quella porta e non vederti, ma ora co che sei in pace e sei con la nonna… dalle un abbraccio forte da parte mia… ti voglio bene nonno.
Il nipote Antonio Castaldo
E che dire con silenzio di un guerriero te ne sei andato lasciando in ognuno di noi un segno indelebile, un segno di vita con il quale crescere e farne tesoro per il futuro, hai combattuto senza portare odio a chi ti ha fatto male e questo è segno di umiltà con il tuo essere speciale ti facevi amare da tutti e amavi tutti, soprattutto il mio angelo Carmen la guardavi con occhi innamorati e dicevi lei è speciale ed io nonno non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che ci hai insegnato e raccontato, ricorda anche da lassù noi saremo sempre fieri di te. Tu il nostro eroe di guerra.
Il giovane universitario Luigi Capasso
Te ne sei andato come un vero EROE, nel silenzio. Ho avuto la fortuna di poterti intervistare durante la mia carriera universitaria, e più volte, in quel momento, ho dovuto trattenere la commozione davanti a ciò che hai dovuto affrontare. Perché tu, CRISTOFARO SALVATO, 96 anni, ex internato militare italiano dopo l’8 settembre 1943, rimani come esempio di abnegazione, spirito di sacrificio e resistenza. Ricordarti e onorarti per me è un dovere, sei tu che mi hai fatto conoscere la grandezza delle forze armate, che sono costantemente al servizio degli altri. Riporto la motivazione della medaglia:
«Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali, internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a torture di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all’onore di militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancora oggi è esempio di redenzione per l’Italia.»
ONORE A TE EROE. Riposa in pace.
In ultimo esprimo il mio cordoglio all’amico e consigliere comunale Cristoforo Salvato per la dipartita del nonno. Un uomo che amava l’Italia, orgoglioso della sua nazione, un gran tifoso del Napoli e in particolare di un frattese come lui, Lorenzo Insigne. Un uomo che ha ricevuto il dono di una lunga vita e l’essere circondato dall’amore di una grande famiglia.
La nostra fortuna è quella di averti conosciuto, il nostro rammarico è quello di non poterti dare l’ultimo saluto a causa di questa emergenza. Buon viaggio, Cristoforo.
 
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