A parlare è don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano che la criminalità organizzata ha cercato di intimorire facendo esplodere una bomba davanti al cancello della sua parrocchia di San Paolo Apostolo, nel marzo del 2022.
“La bomba fatta esplodere due anni fa davanti alla mia parrocchia, fu per me motivo di tristezza immensa. Sono un prete. Solo un povero prete di periferia. Non ho mai toccato una pistola. Le mie armi sono il Vangelo e la preghiera.
Non ho soldi. Non posseggo niente. Di che avevano paura queste persone che hanno scelto la via del male? In che cosa avrei potuto danneggiarli? I camorristi hanno bisogno del silenzio omertoso dei cittadini più del pane. Odiano la libertà. Tiranneggiano il nostro popolo. Lo vogliono condannare a morte. Ma non rinunciano all’ebbrezza di essere ipocritamente osannati e riveriti. Non vogliono bene a nessuno, nemmeno si loro stessi figli, ai quali aprono le porte del carcere o del camposanto. Dopo l’immenso dono della vita, Dio ha fatto agli uomini il dono della libertà. E loro, questi fratelli scellerati, ce la vogliono strappare. Questi scempi vanno denunciati. Ad alta voce. Io l’ho fatto. Era mio dovere. Dovere di ogni cittadino, di ogni politico, di ogni prete. A loro non piacque. E arrivarono le minacce.
Complimenti ai nostri carabinieri per la brillante operazione. Complimenti ai magistrati. Resta l’amaro in bocca, però. Queste creature che hanno scelto di angariare la gente e distruggere se stessi sono nostri fratelli. Saperli rinchiusi in carcere mi addolora. Se potessi andrei a trovarli in carcere. Per loro prego. Perché possono ritornare sulla retta via. Mangiare il pane con il sudore della propria fronte. E guardare negli occhi i figli senza doversi vergognare.
Mi avete costretto, cari fratelli camorristi, a vivere sotto scorta. Mi pesa. Non lo avrei mai pensato. Fa niente. Vi perdono. Vi abbraccio. Vi chiedo però di cambiare vita. Per il nostro bene. Per il vostro bene. Per il bene dei vostri figli. Vi benedico”, conclude il parroco.